2000 chilometri in solitaria, in macchina, con il traghetto e…anche a piedi!
Ho un po’ di giorni di ferie dal lavoro (qui vi ricordo cosa sto facendo in Nuova Zelanda), per cui colgo l’occasione al balzo e decido di prendere Marisa (chi è?) e andare a sud per un viaggio on the road. Un’avventura da sola, alla scoperta di Aotearoa.
Decido di non scegliere la strada più veloce per arrivare a Wellington, bensì la più misteriosa e meno trafficata, come se non bastasse il fatto che già di per sé non c’è un gran traffico in Nuova Zelanda! Prendo la Forgotten World Highway, la “strada statale dimenticata”, lunga 150 km nella quale non si trova neanche una stazione per fare benzina. Volete mettere l’adrenalina che può offrire una strada sperduta nel nulla, a volte anche sterrata, che attraversa sei valichi di montagna e un tunnel ad una corsia scavato in epoca coloniale? L’unico insediamento umano significativo è a Whangamomona, dove troverete anche un hotel ristorante (qui il link, in inglese) per fare una sosta e mangiarvi un’ottimo muffin ai mirtilli!
Arrivo a Wellington, la capitale della Nuova Zelanda
Quant’è bella Wellington! Affacciata sullo stretto di Cook, la capitale della Nuova Zelanda è una città viva, internazionale e con molte attrazioni. L’unico difetto? Il vento che soffia senza sosta, tanto da conferirle il soprannome di “ventosa Wellington”. Sapete che qui c’è un grandissimo alveare? Avete capito bene! Il Beehive è il soprannome dato al parlamento neozelandese la cui struttura ricorda proprio la casa delle api. Vi consiglio di visitarlo poiché è molto interessante sia sotto il punto di vista storico che architettonico.
Si salpa!
Carico Marisa in stiva e salpo alla volta dell’Isola del Sud. Che emozione!
Il traghettamento permette di godersi il panorama dei fiordi e di rilassarsi sul ponte dopo aver tanto guidato. Dopo tre ore di navigazione ecco Picton, nella regione di Marlborough, famosa soprattutto per la produzione di Sauvignon Blanc. Attraverso vigneti e costeggio verdeggianti colline. Ad un tratto inizio a vedere…tante scarpe! Si, proprio scarpe appese ai fili della luce o ai recinti. Mi sono documentata un po’ e ho scoperto che questo fenomeno si chiama shoefiti unione tra “shoe”, scarpa e “graffiti”.
Abel Tasman National Park
Proseguo per Nelson e giungo a Motueka, un paesino nel quale vivono Zio Joe e la moglie Maureen. Joe, all’anagrafe Giuseppe, è lo zio di Lucia una mia amica di Monfalcone.
Originario dell’Istria ed emigrato in Nuova Zelanda all’età di diciassette anni, Joe si è sposato e ha messo su famiglia qui ormai più di sessant’anni fa. Mi ha ospitata qualche giorno, fatto conoscere i dintorni di Motueka ed accompagnata all’entrata dell’Abel Tasman National Park, un parco naturale meraviglioso.
Zaino e sacco a pelo in spalla – sempre con lo spirito on the road che mi accompagna – mi sono avventurata per due giorni all’interno del parco e ho dormito in un rifugio messo a disposizione dei viandanti, senza elettricità alcuna. Mi è sembrato di tornare ai tempi dei campi scout e ho provato un senso di libertà indescrivibile. L’Abel Tasman è particolare perché alterna la visuale sull’oceano e sulla foresta, offrendo degli scorci stupendi.
Cercando le balene a Kaikoura
Salutati Zio Joe e Zia Maureen, faccio ancora della strada ed arrivo alla penisola di Kaikoura, famosa per il passaggio frequente fuori dalle sue coste delle balene. Decido quindi di sfidare la fortuna e di imbarcarmi su un piccolo aereo per avvistarle.
La posizione di Kaikoura – vista soprattutto dall’alto – è meravigliosa, poiché le montagne sono vicine alla costa e il paesaggio è davvero suggestivo. In compenso le balene non si sono fatte vedere! Mi hanno consolata i delfini e, a riva, tante foche. Di rientro verso Picton, una “sosta-golosità”: aragosta e patatine fritte mangiati fronte oceano. Altro che ristorante!
Vi ha incuriosito questo viaggio on the road? Chissà che non vi ispiri per un tour tra Isola del Nord ed Isola del Sud in Nuova Zelanda!