“Vocazioni in crisi, chiude il santuario di Barbana”
Leggo della notizia sui giornali, sia nazionali che locali e ne rimango sorpresa. Non sono una gran credente, anzi, la mia fede vacilla alquanto, ma sono legata a quel luogo. I miei genitori si rivolgevano spesso alla Madonna appellandosi alla sua benevolenza per chiedere un aiuto per noi quattro figli e si recavano poi in pellegrinaggio fino all’imbarcadero di Grado per ringraziarla, percorrendo a piedi il tragitto dalla nostra casa di Terzo di Aquileia. Il giorno di Natale ho voluto anch’io provare la stessa esperienza e visitare il santuario di Barbana prima che chiudesse.
Non avevo nulla da chiedere ma sentivo che avevo tanto per cui dire grazie. Poco dopo l’alba, mi metto in cammino. Il paese dorme ancora, non incontro nessuno per strada. Sul pontile del fiume Terzo mi fermo ad osservare qualche germano reale che non teme il freddo e che va a zig-zag tra le barche. Non avevo mai notato prima la limpidezza di quell’acqua e di come si vedono bene le alghe che lottano contro la corrente per rimanere aggrappate al letto del fiume. La giornata è splendida, il sole non è ancora alto ma dona già un po’ di tepore.
Arrivo sulla ciclovia Alpe Adria che unisce Salisburgo a Grado
e mi riprometto che un giorno la percorrerò tutta. La pista ciclabile sorge su quelli che furono i binari del treno che arrivava fino a Belvedere, è una strada dritta che costeggia la statale Julia Augusta, l’antica via romana. Tutt’attorno i campi con ciò che rimane delle colture estive, le stoppie e le zolle di terra arata sono avvolte ancora dalla brina. Una leggera nebbiolina sovrasta il terreno, segno che il sole scalda il suolo. Ad un certo punto una sorpresa che mi fa sobbalzare: vedo in lontananza cinque cerbiatti che mangiano indisturbati e penso che se fossi stata in macchina molto probabilmente mi sarei persa questo momento emozionante.
Raggiungo Aquileia e il foro romano
per poi passare dietro all’imponente basilica e al campanile, dalla cui sommità si vede la pianura circostante e se è limpido anche le montagne da una parte e la laguna dall’altra. Ci sono salita tante volte da piccola con mamma e papà o con i miei fratelli maggiori. Torno indietro con la mente a quei momenti che ricordo con affetto. Continuo a camminare e a lasciare andare i pensieri a volte nostalgici perché capisco che il tempo è inesorabile e passa davvero troppo in fretta. Mi faccio prendere un po’ dalla malinconia anche perché mi sto dirigendo verso un luogo millenario che sta per chiudere e che segnerà la fine di un’epoca, la perdita di una tradizione secolare, di un santuario che ha dato speranza a tanti pellegrini, inclusi i miei genitori.
Ecco la laguna, con gli isolotti circondati dall’acqua e dai canali ed ecco all’orizzonte anche la mia meta
Ho ancora diversi chilometri prima di raggiungere l’imbarcadero ma non sono stanca né annoiata da questo paesaggio così affascinante e per nulla monotono. Mi metto a canticchiare “Madonnina del mare” ed immagino le barche addobbate a festa con bandiere e fiori della processione votiva del Perdòn di Barbana. Arrivo a Grado e al punto di partenza del traghetto. Mi solleva il fatto che non sono da sola, c’è addirittura un gruppo di turisti che scopro essere inglesi. Salgo sul ponte superiore per godere appieno del panorama. La laguna d’inverno è ancora più bella che d’estate perché i colori sono più vividi e brillanti e l’azzurro dell’acqua si confonde in alcuni punti con quello del cielo. Sono fortunata poiché oggi si vedono bene le montagne innevate.
Superiamo delle persone in canoa ed esprimo un altro desiderio per il futuro, quello di pagaiare in silenzio in questo ambiente meraviglioso. Sento le campane che annunciano la messa di Natale. Sono arrivata. Entro in chiesa e attraverso le navate deserte, la funzione si tiene nella cappella laterale. Pochi i presenti, non c’è un coro, non c’è un organo. Un frate celebra la messa, un altro fa da chierichetto e un terzo legge le letture. Tutti e tre sono stranieri, direi portoghesi o brasiliani a giudicare dall’accento.
È senza dubbio la messa di Natale più intima e semplice alla quale abbia mai assistito
senza musica, senza ressa e senza fila al momento della comunione. Decido di aspettare l’uscita dei frati dalla canonica per chiedere loro cosa ne sarà del santuario di Barbana e ricevo il regalo migliore che potessi avere: il tempio non chiuderà. I tre frati sono dell’ordine dei benedettini, hanno sostituito quelli francescani che li hanno preceduti e a gennaio altri dieci frati raggiungeranno l’isola. – Per cui c’è stato solo un “cambio di gestione”! – Esclamo contenta. Ci mettiamo a ridere e ci scambiamo gli auguri. È tempo di rientrare e di festeggiare il Natale in famiglia. Nell’animo la gioia di sapere che la tradizione continua e che ci saranno altri pellegrini che visiteranno il santuario di Barbana e la sua storia millenaria.
Vi lascio il link al sito ufficiale del santuario di Barbana dove potete trovare maggiori informazioni e se l’articolo vi è piaciuto vi invito a lasciare un commento o a condividerlo sui social 🙂