Il dominio di Madre Natura
Mamma non era molto contenta di fare un viaggio nella “terra del ghiaccio”, sappiamo che è una donna di mare! Ma papà ha insistito, a me va bene tutto e allora eccoci nell’estate del 2008 in Islanda!
Appena atterrati però ci siamo guardati ed abbiamo pensato in simultanea “ma dove diavolo siamo finiti? C’erano un così bel sole e caldo in Friuli!!” Pioggia, freddo e nebbiolina sono stati i tre elementi di benvenuto all’aeroporto di Reykjavík. D’altronde l’etimologia non mente: “reykja” vuol dire fumo e “vik” significa baia. Quale nome più adatto per questa città, perennemente avvolta dalla foschia??
L’ Islanda per noi è stata così: in una giornata di fine luglio abbiamo vissuto tutte e quattro le stagioni assieme
Siamo passati da un gelido inverno ad un’estate da record con 26°C che ho appena letto essere stata l’eccezione proprio di quell’anno. L’inizio del viaggio quindi non è stato dei migliori visto che il tempo si dimostrava inclemente e non accennava affatto a migliorare…Quando dovevamo scendere dalla calda e asciutta corriera per vedere una chiesetta di legno in mezzo al nulla o dei faraglioni di basalto a forma di arco, ci chiedevamo davvero chi ce lo facesse fare!!
L’ Islanda ci ha conquistati lentamente, ma con una passione crescente
Si è svelata a noi poco per volta, mostrandoci prima il suo lato più ostico e i suoi difetti e poi ci ha fatti completamente innamorare di essi e delle sue terre sconfinate, della sua natura più potente e indomita.
Sicuramente non è una destinazione adatta a chi cerca il divertimento sfrenato o la varietà di proposte culturali e artistiche che una qualsiasi città europea può offrire. Pensate che l’intera nazione è grande come tutto il nostro nord Italia e vi abitano solo 320.000 persone!!! È facile non incontrare anima viva per chilometri e chilometri perché qui l’attrazione principale è, come vi ho anticipato, la natura in molte sue forme a noi prima d’ora sconosciute.
Lo sapevate che l’Islanda è attraversata diagonalmente dalla Dorsale Medio Atlantica, visibile in superficie tanto da poterci addirittura camminare in mezzo? E che i geyser sono “nati” qui, poiché il fenomeno prende il nome proprio da quello di Geysir?
Riguardo ora le foto ed i video per riportare alla mente i momenti vissuti e ricordo distintamente la sensazione che provai allora e che ritrovai anni dopo in Nuova Zelanda: la Terra è viva, è attiva, è partecipe. È una banalità forse, ma a volte mi pare che ce ne dimentichiamo o non ci facciamo caso, vero? Siamo talmente assorti dalla quotidianità che non ci rendiamo conto che siamo delle inezie in confronto all’Universo che ci circonda.
Ecco, vedere le fumarole di Krafla o di Rotorua, i ghiacciai dello Jokulsarlon o del Franz Josef mi fanno sentire piccola ed indifesa ma mi fanno ricordare che Madre Natura è presente e voglio credere ancora forte per proteggersi e combattere i continui abusi che subisce dall’uomo, da noi, ogni giorno.
Abbiamo visto tante foss, cascate, tutte diverse e tutte da esplorare poiché ciascuna ha la sua peculiarità
C’è quella altissima che si può vedere da dietro il “velo dell’acqua”; quella con un’enorme portata e potenza; quella che forma un grande canyon e quella circondata da “canne d’organo” fatte di basalto. E in Islanda abbiamo conosciuto animali nuovi, fra tutti il pulcinella di mare che sembra proprio una mascherina di carnevale da quanto è buffo e che è considerato uno dei simboli della nazione.
Alle undici di sera, con il sole ancora alto in cielo, ci siamo avventurati su di una vecchia baleniera per andare a “caccia” di cetacei. La fortuna ha voluto farci intravedere una balenottera azzurra, l’essere vivente più grande al mondo. Malgrado un vento ed un freddo memorabili, è stato emozionante e per noi, un po’ carogne, divertente perché ridevamo dei poveretti che si sporgevano per vomitare l’anima (papà a dire il vero era preoccupato e terrorizzato dal mare grosso. Io e mamma siam più sfacciate: se uno inciampa e cade, ridiamo…).
Ci siamo fatti un bel bagno caldo in una delle tante piscine geotermiche, facendo attenzione a non ustionarci (ci sono i cartelli “Pericolo! Acqua a 100°C!”); siamo tornati per un po’ tutti bimbi rotolandoci giù da una collina, con l’erba soffice ad accarezzarci il viso.
Ciò che NON abbiamo fatto in Islanda e che lascio a voi il piacere di scoprire o di raccontarmi se lo avete già sperimentato, è:
– mangiare la specialità islandese chiamata hákarl;
– visitare un museo UNICO al mondo!…
Forza, fatevi avanti, Torzeoni!
1 commenti
Rileggere il tuo reportage sull’Islanda mi ha fatto rivivere e maggiormente apprezzare quella che rimane per me un’esperienza unica.
Ho visitato molte parti del mondo.
Molti luoghi mi hanno entusiasmata fin dal primo istante.
Molti altri “non facevano per me”.
Dall’Islanda avrei voluto fuggire subito, pochi minuti dopo il mio arrivo.
Ho invece cominciato ad ammirarla mano mano che la scoprivo; ad apprezzarla conoscendola; a gustarla in tutte le sue aspre contraddizioni e nella sua unicità.
Rileggendoti, ho la conferma che quel luogo desolato sia stato uno degli itinerari più interessanti e positivi di tutti i miei viaggi.