Destinazione patinata e meta di un turismo di massa, le Maldive possono essere vissute diversamente
Se amate la vita nei resort di lusso e il dolce far NIENTE, allora non leggete questo post. Se invece come Torzendo cercate un viaggio più semplice ma senza rinunciare al comfort, a contatto con la gente locale, a prezzi più contenuti allora vi auguro buona lettura! Scopriamo dunque come si può fare ecoturismo alle Maldive.
Ho deciso di prendermi due giorni di ferie per poter fare un weekend lungo ed approfittare del fatto che da Colombo (dov’ero per lavoro) ci vuole solo un’ora e mezza di volo per raggiungere queste isole così decantate e famose.
Ecoturismo alle Maldive: la mia esperienza
Cercando sul web ho fortunatamente trovato Oceania International, un’associazione no profit di Milano che propone soluzioni ecoturistiche e che mette in contatto la guest house direttamente con l’ospite. Ho mandato una email e poco dopo mi ha risposto Giovanni. Mi ha proposto tre notti a mezza pensione con trasporto da e per l’aeroporto e due escursioni incluse nell’isola di Ukulhas. Qui i pochi turisti e la popolazione locale convivono ovunque, senza le aree destinate unicamente agli uni o agli altri.
Appena presa la barca per Ukulhas inizio a vedere atolli sperduti, mare da sogno, sabbia bianca e palme che si incurvano fino a baciare le onde. Prevedo e sono impaziente di rilassarmi. D’altronde mi merito di non fare nulla per quattro giorni!
L’isola è lunga 1 km e larga 500 mt, è abitata da circa mille persone, è bassa stagione e ci sono si e no dieci turisti! Arrivata venerdì pomeriggio, l’ho subito esplorata e mi sono presa una lavata perché nel giro di mezz’ora si è scatenato un acquazzone che mi ha fatto ridere e rinascere.
Il giorno seguente, sabato, sono uscita in barca e mi sono goduta ore di snorkeling da sola, accompagnata da due ragazzi maldiviani, uno il capitano e l’altro la guida. Ho avuto la fortuna di vedere una manta danzare sotto i miei piedi, ben tre tartarughe nuotare come razzi (altro che lente!) e squaletti da reef innocui che mi gironzolavano attorno. Domenica c’è stata l’altra escursione, quella su un’isola completamente deserta dove c’ero davvero solo io assieme a tantissimi paguri!
Tutto bello anzi, stupendo! Si…e poi??
Sabato pomeriggio e sera: dolce far niente. Domenica pomeriggio e sera: dolce far niente. Lunedì mattina: dolce far niente. Sono giunta alla conclusione che io ferma non ci so stare. L’avevo già intuito, ma questa è stata un’ulteriore conferma!!
Non ho voluto fare immersioni, poiché non ho esperienza a sufficienza e senza i miei soliti compagni d’acqua non mi fido. Di conseguenza uno dei motivi per i quali si va alle Maldive è venuto meno. Inoltre viaggiare da soli come dicono in tanti è stimolante, conosci tante persone, è una sfida con sé stessi etc… ma secondo me questa destinazione non è fatta per andarci da soli. Essendo poi un’isola amministrata seguendo rigorosamente il credo musulmano, è proibito bere alcolici. Ora voi direte “eh vabbè, non fare la friulana beona!” E io vi rispondo “perché, a voi una birretta fresca o un mojito a fine giornata, sdraiati a guardare il tramonto, farebbe schifo??”
Sono stata contenta di aver vissuto le Maldive in modo differente e voglio credere più autentico. Sono altresì molto felice di aver conosciuto questa organizzazione, Oceania International, che promuove un turismo più consapevole ed etico. Pensate che hanno in progetto assieme alla struttura che mi ha ospitata, la Coral Reef View Inn, di sensibilizzare la gente locale a rendere Ukulhas più pulita. Partiranno dall’informazione nella scuola locale e istruiranno i futuri adulti a rispettare per primi la loro terra ed il loro mare. Inizieranno con un gioco per i bimbi: raccoglieranno assieme i (tanti) rifiuti sparpagliati sull’isola e faranno capire loro i danni immani che l’immondizia abbandonata causa all’ambiente. Viaggiare è meraviglioso. Viaggiare in modo eco-nomico ed eco-turistico lo è ancora di più.
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